Vasi solari, atto primo

Come vi avevo promesso in un mio precedente articolo, ho iniziato la sperimentazione della tintura con i vasi solari. Si tratta di una tecnica di tintura lenta di lane, filati, tessuti, che non necessita di fornello e pentole, ma solo del calore sprigionato dal sole. Si mettono le sostanze coloranti, ovvero foglie, frutti, fiori, cortecce,… in un vaso di vetro (io ho usato quelli per le conserve, anche se non hanno la chiusura ermetica), insieme alla fibra che si vuole colorare e al mordenzante: si riempie il vaso di acqua e si richiude, mettendolo al sole per giorni e giorni, anche per settimane. Se volete saperne di più, visitate ad esempio questo sito in inglese.

Vasi solari

Per me che non posso disporre liberamente del fornello di casa per tutte le pazzie tintorie che mi vengono in mente, è una potenziale valida alternativa (anche se limitata solo ad alcuni coloranti). Inoltre mi piace l’idea di mettere lì il mio vaso tintorio al sole e dimenticarmelo; tanto fa tutto da solo! E con il sole che c’è stato ad agosto non ho fatto molta fatica.

Dato che sono ancora alle prime armi, ho deciso di provare a tingere con sostanze coloranti disponibili nel mio giardino: foglie di edera e foglie di fico, in due vasi separati.

Per la tintura con l’edera, ho preso due matassine di lana, le ho legate in tre punti e le ho messe a bagno con il mordenzante almeno per un giorno, prima di metterle a bagno con le foglie: una con l’aceto bianco e una con il sale marino (non sono brava con le dosi, vado a “sentimento”). Poi le ho chiuse nello stesso vaso di vetro con le foglie e l’acqua, e ho messo tutto al sole per una decina di giorni. Il colore che ho ottenuto è un beige un po’ spento: forse, se avessi messo più foglie e lasciato il vaso al sole per più tempo, sarebbe risultato  un colore più carico.

Mordenzatura delle matasse in acqua e sale marino

Lana tinta con foglie di edera

Stesso procedimento per la tintura con le foglie di fico, dove ho usato l’aceto bianco come mordenzante. Il colore ottenuto è un giallino gradevole, se non fosse per la puzza di marcio che hanno sprigionato le foglie fermentate all’apertura del vaso…ve lo risparmio. Ho dovuto lavare più volte la matassa con il sapone e anche con l’aceto, per riportarla ad un livello di non-odore; almeno ho testato il grado di stabilità del colore, che non si è alterato nonostante i ripetuti lavaggi.

Vaso solare “in azione” con foglie di fico

E per la serie “non si butta via niente”, vi presento l’esperimento più divertente, e anche quello che mi ha dato più soddisfazione. Una mattina, facendo colazione, mi sono accorta che il fondo della mia marmellata di mirtilli non era più commestibile. Dispiaciuta per non poter più mangiare quel che rimaneva di una marmellata squisita, ma memore di quella mora che l’anno scorso ha macchiato accidentalmente una mia scarpa (macchia che non è più andata via), mi è venuta la bizzarra idea di provare a tingere con quello la mia lana.

Tintura con marmellata di mirtilli – matassa piccola

Tintura con marmellata di mirtilli – matassa piccola e grande

Inizialmente ho fatto una prova con una piccola matassa-campione (premordenzata con il sale marino), per vedere se la marmellata allungata nell’acqua ne impregnava veramente le fibre. Eccome se le impregnava! Il giorno dopo, vedendo che la matassina era già diventata viola, ho aggiunto all’acqua colorata una matassa più grande, e ho lasciato il tutto al sole per quasi due settimane. Alla fine del procedimento, la matassa piccola è rimasta viola, quella grande è diventata di un bel rosa pastello: se avessi messo tutte e due le matasse nel bagno colore nello stesso momento, sono sicura che avrei ottenuto un violetto abbastanza omogeneo in entrambe. Ma sono contentissima così! Se ho ottenuto questi colori con un cucchiaio di marmellata, non oso immaginare che cosa potrei ottenere con una manciata di frutti veri!

Matasse rosa e viola tinte marmellata di mirtilli, matassa giallina tinta con foglie di fico

Tripudio di colori pastello

Chiaramente è una tecnica di tintura che rende molto solo con sostanze che danno un alto grado di colorazione, quindi i frutti di bosco, come tutte le bacche e i fiori che “macchiano”, sono perfetti; rende un po’ meno con le piante “verdi”, dove ci dovremo accontentare di risultati che oscillano nelle tonalità del beige, giallino, marroncino. Al momento sono in cantiere due vasi solari con foglie di nocciolo e foglie di pianta di fave dal mio orto… a presto aggiornamenti.

Francesca

~ di Il filo da torcere su 10 settembre 2012.

2 Risposte to “Vasi solari, atto primo”

  1. […] i primi esperimenti con i vasi solari mi sono sbizzarrita a fare prove di tintura con qualsiasi sostanza vagamente […]

  2. Ciao,
    Complimenti con i risultati ottenuti..davvero molto interessante.
    dovendo colorare un vecchio bermuda il beige chiaro o giallino mi vanno benissimo.
    Per le foglie di edera quali sono i rapporti con l’acqua ?
    Grazie
    Brava!

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